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” Cosa tiene insieme Rufo che scrive una lettera all’amata Nevia di cui si parla in un epigramma di Marziale con l’incipit di Lolita di Nabokov e poi con Biancaneve? E qual è la metafora, divenuta oggi universale, a cui sono giunti gli Sciti per designare la neve? A quale medesimo miracoloso evento riconducono il fico Ruminale che troviamo negli Annales di Tacito e l’olmo di una poesia di Machado? Salti temporali e culturali che potrebbero risultare arditi e che pure Sinfonico riesce a far coesistere in una sintesi originale, ottenuta attraverso la messa da parte di un io lirico tradizionale, di fatto qui – a differenza che in Storie e Lingualuce – assente, in favore di una soggettività che è da ritenersi presupposta ai testi, ordinatrice, sì, ma collocata – per così dire – in una dimensione altra, distaccata e oggettiva. (Andrà probabilmente considerata programmatica la poesia sugli storici colpevoli di essersi schierati per l’una o l’altra delle due fazioni: «Dimenticate questo genere di cose / se cercate l’onestà»). ” (dalla Prefazione di Antonio Lanza)
Le spente lingue di Damiano Sinfonico
Prefazione di Antonio Lanza
collana di poesia Nereidi
ISBN: 978-88-97374-74-9
pp. 62 – euro 12
mese e anno di pubblicazione: febbraio 2024
Damiano Sinfonico (Genova, 1987) insegna in un liceo. Ha pubblicato due libri di poesia: Storie (prefazione di M. Gezzi, L’arcolaio, 2015) e Lingualuce (L’arcolaio, 2017). È incluso nell’antologia Poeti italiani nati negli anni ’80 e ’90 (Interno Poesia, 2019). Ha tradotto dallo spagnolo Se volessi potresti alzarti e volare di J.C. Rosales (prefazione di V. Nardoni, Interno Poesia, 2021). Nel 2021 è risultato finalista al premio Italian Poetry Today con cinque poesie da Le spente lingue, silloge poi integralmente pubblicata da Vydia editore nel 2024.
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